Predella: Stemma del cardinale Giovanni de’ Medici; Martirio della fornace; Martirio del taglio delle mammelle; Martirio delle frecce; stemma del Comune di Bolsena
Bolsena, basilica di Santa Cristina, Cappella di San Bernardino oggi del SS. Mo Sacramento, 1493/1497
Il tabernacolo è basato sul noto modello di Desiderio da Settignano nella chiesa di San Lorenzo a Firenze; presenta una straordinaria predella recante tre storie del martirio di santa Cristina oltre che gli stemmi dei committenti ovvero il cardinale Giovanni de’ Medici e la comunità bolsenese.
Originariamente il tabernacolo era unito alla bellissima statua giacente di Santa Cristina morta, in un arcosolio posto al di sotto della mensa, a completamento e arricchimento dell’area presbiteriale della Grotta di Santa Cristina, sotto il livello della quale si supponeva (a ragione) che si trovasse la tomba della martire. Di tutta la struttura monumentale, soltanto la statua, originariamente policroma, è rimasta nella basilichetta ipogea, non del tutto felicemente collocata su un basamento troppo alto, in seguito ai lavori immediatamente successivi al ritrovamento della tomba della santa avvenuto nel 1880 mentre il Tabernacolo nel 1881 venne traslato nella cappella di San Michele dove rimase fino al 1993, per essere definitivamente trasferito nella cappella di san Bernardino, oggi cappella del SS. Sacramento, ove svolge la funzione per la quale fu concepito e realizzato.
Il tabernacolo nel suo insieme (immaginiamolo completo della statua), rappresenta un inno all’eucarestia in cui il sacrificio di Cristo viene accomunato a quello della martire, in un contesto già consacrato dal miracolo eucaristico del 1263.
E’ nella predella, con i tre delicatissimi rilievi bicromi raffiguranti storie dei martìri di santa Cristina, che il Buglioni raggiunge i suoi livelli più alti, per l’equilibrio delle composizioni, la sicurezza nel raccontare le storie con i soggetti pagani da un lato e la santa giovane dall’altro, la sicurezza del disegno, il dinamismo delle pose delle figure, il trattamento dei panneggi e la perizia nel delineare i corpi che, al di là di tutto, ci ricordano l’educazione classica fiorentina dello scultore e soprattutto l’essere stato un allievo del Verrocchio. Notevoli anche il Gesù Bambino benedicente in piedi che poggia sull’orlo del calice, gli angeli inginocchiati e quelli di dimensione maggiore ai lati del tabernacolo. Nell’insieme l’opera è una delle più felici e perfette esecuzioni di Benedetto Buglioni.
APPROFONDIMENTI
Puri, Un fiorentino a Bolsena Lo scultore Benedetto Buglioni (1493-1497) in La Loggetta , 2019
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