La città di etrusca di Velzna, identificabile con l'attuale Orvieto, venne distrutta dai Romani nel 264 a.C. e rifondata presso le sponde nord-orientali del vicino lago, dove si sviluppò il centro romano di Volsinii, antenato dell'odierna Bolsena. L’urbanizzazione decolla circa un secolo dopo la fondazione della città, in concomitanza dell’apertura della Via Cassia: Volsini assunse infatti il ruolo strategico di controllo della strada. Il periodo di maggior sviluppo si ebbe con l’ età triumvirale e augustea e con l’entrata in gioco del fenomeno dell’evergetismo privato, sia in ambito urbano che rurale: Volsini allora, da città dal volto ancora sostanzialmente etrusco, vide l’innesto di tipologie monumentali innovative finanziate da privati cittadini (benefattori), destinate allo spettacolo (il teatro dei quattuoviri) all’otium civico (terme di Seio Strabone) o al miglioramento degli assi viari (lastricatura di vie urbane e suburbane da parte di L. Caecina). In età giulio-claudia viene ristrutturata l’insula delle botteghe intorno al foro e realizzato un passaggio coperto (via tecta) tra l’area pubblica e il quartiere residenziale. Sempre in questo periodo la città si dota di un altro edificio dedicato allo spettacolo, ovvero l’anfiteatro di Mercatello; viene inoltre realizzata una nuova monumentale piazza forense con annessa basilica civile. Al III secolo risale invece un progressivo abbandono di alcune parti della città mentre nel IV secolo emerge la centralità della comunità cristiana che elegge a propria sede del culto la basilica civile trasformata in chiesa e seppellisce i corpi nel cimitero di S. Cristina. Nel V secolo si assiste a una destrutturazione della città. Furono gli scavi della Scuola Francese di Roma a Poggio Moscini a far riemergere i resti della città romana oggi visibili nell’area archeologica di Poggio Moscini. Si tratta della vasta piazza del foro, (larga circa 57 m), delimitata verso sud da un'imponente basilica divisa in tre navate e recante nel lato breve la sede del magistrato (m. 27 x 57), che poi venne trasformata in chiesa. Nell’area del foro erano presenti un sistema di cisterne risalenti al III sec. a. C., interpretate come vivarium per l’allevamento di pesci del lago; botteghe (frammenti di pittura di una taberna del II stile pompeiano sono nel Museo Territoriale del Lago di Bolsena), un magazzino, una latrina pubblica (forica) riccamente decorata (si veda il grande affresco ascrivibile al terzo stile pompeiano di età augustea conservato nel Museo Territoriale del Lago di Bolsena), tutti ambienti parti di un’insula. L’accesso alla basilica era costituito da tre portici monumentali. Una via tecta (cioè coperta) conduce dalla zona del foro a quella residenziale, dove sono state riportate alla luce due grandi domus.
La Casa del Ninfeo
La Casa delle Pitture La città era dotata: La città venne gradualmente abbandonata nel corso del V sec. d.C. anche se evidenti distruzioni sono state riscontrate già dalla fine del III sec. d.C. I cittadini preferirono occupare la vicina rupe su cui sorge l'odierno quartiere del Castello, agevolmente difendibile e primo nucleo urbanistico di Bolsena.
Numerosi reperti e affreschi provenienti dalla città etrusco romana di Volsinii sono esposti nel Museo Territoriale del Lago di Bolsena, allestiti nella Rocca Monaldeschi. |
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