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  • La storia di SANTA CRISTINA

    Santa Cristina è una delle più interessanti e complesse figure dell’agiografia antica: fanciulla undicenne figlia di Urbano, magister militum della città di Bolsena, si converte al Cristianesimo contro il volere del padre e da lui viene torturata. Sopravvive ai tormenti infieriti e il padre Urbano muore nel vederla riemergere dalle acque del lago dove l’aveva fatta gettare con una macina legata al collo: la grossa pietra invece di trascinare la fanciulla a fondo, la riportò a riva riportando le impronte dei suoi piedi ed è tutt’ora venerata a Bolsena trasformata in mensa d’altare (cappella del Corpo di Cristo).

    Anche i successori di Urbano la perseguitano: sono Dione e poi Giuliano, che riesce il 24 luglio a piegare la fanciulla, trafiggendola di frecce. Siamo agli inizi del IV secolo d. C.

    Questi fatti sono narrati nella precoce storia agiografica nota come Passione di Santa Cristina il cui testo più antico, ad oggi conosciuto, risale alla prima metà del V secolo ed è contenuto in un papiro rinvenuto in Egitto e pubblicato nel 1911.

    Il testo della "Passione" di Cristina ebbe una grande fortuna letteraria, sia in lingua greca che latina, tanto da influenzare altre celebri passioni come quelle di santa Barbara e santa Palazia. La storia di santa Cristina fu poi trattata nella celebre Legenda Aurea del domenicano Jacopo da Varagine (1228-1298)

    La fortunata posizione del sepolcro-santuario della martire sulla via Cassia contribuì certamente al precocissimo sviluppo della sua devozione fuori Bolsena. Il più antico documento iconografico che documenta il suo culto e la sua precoce notorietà nella storia cristiana, è infatti il celebre Corteo delle Vergini, il mosaico lungo le pareti della chiesa di Sant'Apollinare Nuovo a Ravenna, del VI secolo.

    Sancta Christina (anche così fu identificata nel tempo la città di Bolsena) divenne ben presto tappa obbligata dei pellegrini in transito sulla via Francigena, come ci testimoniano l'itinerario Salisburghese (792), quello di san Dunstano (900), quelli di Sigerico (990-994) e dell'abate islandese Nikulas di Munkathvera (1154), che recita “Poi ci sono dieci miglia a Bolsena, dove la santa riposa e le sue orme sono segnate su di una pietra”. La stessa sopravvivenza della città, risorta dalle devastazioni barbariche e dall'abbandono, si deve alla presenza dell'importante strada e del venerato sepolcro della martire. È certamente legato al pellegrinaggio il fiorire di numerosi luoghi di culto dedicati alla santa sulla via Francigena, sulle sue diramazioni e lungo la strada per Santiago di Compostela: ancora oggi sono trentadue le parrocchie dedicate alla santa nell'estremo nord della Spagna e altrettante in Toscana (fonte: www.basilicasantacristina.it)

    La tradizione locale ha sempre individuato la Grotta di Santa Cristina, il luogo più sacro di Bolsena, già in epoca romana sacro al dio Apollo, come luogo di sepoltura della martire.

    I resti del corpo di Santa Cristina sono gelosamente custoditi in un’urna reliquario sottostante l’elegante scultura dipinta che raffigura Santa Cristina di scuola senese del XV secolo, collocata lungo la navata sinistra della basilica.

    APPROFONDIMENTI
    Basilica di Santa Cristina - https://www.basilicasantacristina.it/
    Storia e culto di Santa Cristina - https://www.santacristinadibolsena.it/

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