Per scoprire la ricchezza della storia di questa città e la sua importanza in epoca etrusca e poi romana, abbiamo preparato una piccola sintesi dei fatti da conoscere. Leggili con attenzione e poi vieni a visitare Bolsena con la sua area archeologica e i due musei ricchi di opere e reperti antichi Bolsena è un luogo abitato fin dalla Preistoria. Di grande interesse sono, in particolare, i resti dell’abitato villanoviano del Grancarro, sommerso dalle acque del lago. Le vicende più celebri della storia di Bolsena si collocano comunque a partire dal 265-264 a.C. In seguito a una rivolta servile il console Marco Fulvio Flacco distrusse la città di Velzna, che sorgeva sulla rupe di Orvieto, deportando la popolazione sulla rive del lago di Bolsena. I superstiti, con particolare riferimento a gruppi aristocratici filo-romani e loro clienti, rifondarono la città continuando a usare lo stesso nome, ossia quello di Velzna (latino Volsinii). Il territorio bolsenese ha restituito però eccezionali testimonianze archeologiche, che documentano l’esistenza di piccoli insediamenti di altissimo livello già dalla seconda metà del IV sec. a.C. Dopo alcuni decenni di progressiva crescita il centro conobbe un notevole sviluppo, tanto da essere incluso nel tracciato della Via Cassia, aperta attorno alla metà del II sec. a.C. Il centro conosce dunque una fase di forte espansione, documentata anche dalle testimonianze archeologiche. Velzna/Volsinii conosce un graduale processo di romanizzazione, che si compie pienamente entro i primi decenni del I sec. a.C. Tra la fine del III e gli inizi del II sec. a..C si diffondono in città – come nel resto d’Etruria – i riti misterici, occulti e notturni legati a Bacco (Bacchanalia). Nel 186 a. C. essi vennero vietati dal Senato romano che dispone la demolizione degli edifici di culto. Uno di questi era probabilmente presente nell’area della Casa delle Pitture di Volsinii novi e parte dell’arredo doveva essere costituito dal monumentale sedile in terracotta noto come Trono delle pantere, conservato nel Museo Territoriale del Lago di Bolsena. Volsinii nel 90 a.C. divenne municipio romano. In età imperiale è considerata un luogo di villeggiatura di cui Giovenale decanta i nemorosa iuga (monti boscosi); nel 108 d. C. è attraversata anche dalla via Traiana nova che la collegava direttamente a Clusium (Chiusi). La città dovette la sua notorietà anche al fatto di ospitare dalla prima età imperiale i giochi confederali dei XV populi Etruriae e poi di Tusci et Umbri. L’immagine complessiva è quindi quella di un centro che in epoca imperiale svolge un’intensa attività artigianale, commerciale e amministrativa; è dotato di un anfiteatro realizzato nella seconda metà del I secolo d. C. in località Mercatello, a breve distanza dalla via Cassia, di una scuola elementare e molto probabilmente di una scuola di livello medio. In epoca dioclezianea Volsinii diventa una delle residenze del corrector (governatore) e mantiene un ruolo importante almeno per tutto il IV secolo, periodo a cui risalgono le prime epigrafi rinvenute nel complesso ipogeo della Grotta di Santa Cristina, che attestano la presenza di una comunità cristiana. Allo sviluppo del cristianesimo sono dovuti i profondi cambiamenti nel tessuto urbano, sia per quanto concerne gli edifici pubblici sia quelli privati, come testimoniano l’utilizzazione funeraria della zona dell’antico foro, la trasformazione della basilica forense in chiesa e la presenza di due catacombe. quella di Gratte e quella di S. Cristina. Tra V e VI secolo Volsinii diventa sede episcopale ma è da questo periodo che si registrano una forte contrazione del centro. La notizia più antica che attesta la diocesi di Bolsena è il 495. Bisogna attendere il VI sec. d.C. per vedere la comparsa nelle fonti della forma toponomastica moderna, Bolsena: è lo storico Procopio ad attestarla quando narra della morte violenta di Amalasunta, figlia di Teodorico, relegata dal marito e cugino Teodato e poi fatta uccidere in una delle due isole del lago citato come di Boulsine. Siamo all’epoca degli Ostrogoti; nel 538 Belisario riconquista i territori che poi passarono ai Longobardi. Dal 680 i documenti tacciono su Bolsena come sede vescovile, trasferita a Orvieto o Bagnoregio. Le campagne di scavo, condotte tra il 1946 e il 1986, sotto la direzione scientifica della Scuola francese di Roma, oltre all’area del foro e alla Basilica, portarono alle luce i resti della domus delle Pitture e la domus del Ninfeo, permettendo di individuare una successione ininterrotta di attestazioni che vanno dal III sec. a.C. all’età tardoantica in quella che oggi è nota come Area archeologica di Poggio Moscini. Qui gli scavi hanno riportato alla luce i resti del foro, circondato da botteghe, di una grande basilica, tratti della via tecta e due abitazioni private, decorate con affreschi e pavimenti a mosaico. L’importanza della città di epoca romana è documentata anche dai resti del sopra menzionato anfiteatro in località Mercatello, lungo la via orvietana. Molti reperti sono visibili nel Museo territoriale del Lago di Bolsena allestito nella Rocca Monaldeschi. |
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