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  • Basilica di Santa Cristina - Opere d’arte- Highlights

    Portale di Matilde di Canossa, chiesa di Santa Cristina, navata sinistra

    Scultore senese, Santa Cristina, chiesa di Santa Cristina, navata sinistra

    Scuola del XIV secolo, Storie di San Giorgio, affresco (frammento), chiesa di Santa Cristina, navata sinistra

    Sano di Pietro e Benvenuto di Giovanni, Polittico, chiesa di Santa Cristina, presbiterio

    Benedetto Buglioni:

    - Madonna con il Bambino e i santi Cristina e Giorgio - lunetta – chiesa di Santa Cristina, portale maggiore

    - San Leonardo e due disciplinati- lunetta del portale– oratorio di San Leonardo

    - Tabernacolo con tre storie del martirio di Santa Cristina - ancona -chiesa di Santa Cristina, navata destra, cappella di San Bernardino oggi del SS. Mo Sacramento

    - Crocifissione – pala d’altare - chiesa di Santa Cristina, Grotta di Santa Cristina, cappella di San Michele arcangelo

    - Santa Cristina giacente – scultura già parte del Tabernacolo con tre storie del martirio di Santa Cristina - chiesa di Santa Cristina, Grotta di Santa Cristina, basilica ipogea

    - Santa Lucia – busto - chiesa di Santa Cristina, navata destra, a lato del presbiterio, Cappella di Santa Lucia

    Francesco Trevisani (1656-1746)
    L’artista esponente di spicco della pittura romana tra XVII e XVIII secolo, si afferma grazie alla protezione del mecenate cardinale Pietro Ottoboni: continuatore dello stile classicista di Carlo Maratta, esprime nelle sue opere uno stile classico, a tratti lirico ed elegiaco, tipici dell’Accademia dell’Arcadia cui era affiliato.

    La Natività di Maria (chiesa, navata sinistra)
    Si tratta di un dipinto di formato rettangolare (circa 300 cm x 200 cm), rappresentante la Natività di Maria. Fu eseguita come pala d’altare per la chiesa di di San Francesco, Sullo sfondo in penombra si trova Anna, sdraiata a letto assistita da una donna, mentre Maria é in primo piano, al centro, in braccio ad una giovane donna che attinge acqua da un catino per lavarla. Tutt'intorno figure femminili in abiti classici che assistono all'evento asciugando i panni, portando panni nelle ceste. A sinistra, invece, é presente la figura di Gioacchino in età avanzata, vestito in lungo abito marrone, mentre in alto tra le nuvole si intravedono alcuni angeli in volo che assistono alla scena.

    Sant’Andrea condotto al martirio (chiesa, navata sinistra
    Proviene dall’altare del santo della chiesa di San Francesco; fu eseguita dal pittore pesarese Francesco Bertosi attivo nel corso del XVIII secolo su disegno di Francesco Trevisani

    Il Miracolo di Bolsena (Cappella nuova del Miracolo, pala d’altare)
    La cappella - costruita tra il 1693 ed il 1699 – e la tela, sono state realizzate per commemorare il miracolo avvenuto nel 1263. Spetta ad Andrea Adami, al servizio del Cardinale Pietro Ottoboni, il ruolo di mediatore per l'assegnazione della commissione a Francesco Trevisani. Il dipinto risale al 1704 circa; allo stesso periodo risalgono anche le pale degli altari laterali raffiguranti San Giovanni evangelista e la Madonna del Carmine con i santi Giorgio e Cristina. Dell’opera esiste il bozzetto conservato presso l’ Accademia di San Luca di Roma.

    Andrea Casali (1705-1784)
    Martirio delle frecce di Santa Cristina

    L’artista seguace di Sebastiano Conca e conoscitore dell’arte di Francesco Trevisani fu esponente di punta della pittura rococò a Roma, influenzato anche dai modi della coeva pittura francese che ebbe modo di conoscere nei suoi viaggi in Europa. Fu protetto del cardinale Pietro Ottoboni negli anni Trenta del sec. XVIII, periodo cui risale l’opera connotata da elementi classicisti e da una tavolozza accesa. L’opera risale al 1732 e fu dipinta per l’altare maggiore della chiesa su commissione della Comunità di Bolsena che allo scopo contribuì con 170 scudi: lo stemma di Bolsena è visibile nel basamento del trono di San Giuliano.

    Sebastiano Conca (1680-1764)
    Sant’Antonio predica ai pesci il mistero della Trinità

    L’artista dopo una iniziale formazione a Napoli con Francesco Solimena, giunto a Roma si affermò come continuatore dello stile classicista di Carlo Maratta. Ricevette la protezione del cardinale Pietro Ottoboni per il quale eseguì molte commissioni e che lo insignì nel 1729 del titolo di cavaliere dello Speron d'oro; fu anche favorito da Benedetto XIII Orsini per tutta la durata del suo pontificato. Fra il 1729 e il 1731 fu, per la prima volta, principe dell'Accademia di S. Luca, e da questo momento divenne figura pubblica di primo piano. Il dipinto proviene dall’altare dedicato al santo nella chiesa di San Francesco.

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